venerdì 17 dicembre 2010

Roma, 14 Dicembre

E' una corda tesa la condizione dell'Istruzione in Italia.
Ricordo una manifestazione che ho vissuto personalmente 10 anni fa ad Agrigento. Eravamo circa in duecento studenti ad occupare il liceo scientifico "Leonardo da Vinci". Dopo una mattina di cortei per tutta la citta', era stato organizzato un dibattito sul tardo pomeriggio a cui partecipo' anche buona parte del personale docente del liceo. Durante l'assemblea, il rappresentante di istituto aveva appena citato gli episodi del '68 come parallelo al contesto politico del momento quando venne interrotto dall'intervento di uno dei docenti presenti. Dal modo in cui intervenì, evidentemente l'insegnante da giovane aveva vissuto quegli anni nella loro tragicita' ed il solo pensiero che le nostre mediocri ragioni avessero qualcosa da spartire con la contestazione degli anni di piombo l'aveva acceso e, direi, sconvolto. La sua era chiaramente la risposta di uno studente che aveva sofferto, negli anni '70 , il dramma che abbiamo rivisto a Roma pochi giorni fa.
"L'episodio del 14 Dicembre non puo' essere letto come caso isolato", citando lo studente che ha preso parte al dibattito di Annozero due giorni dopo, ma e' il risultato di una tensione maturata durante anni di politiche devastanti sul piano della Scuola e della Ricerca. L'Italia stessa oggi e' una corda tesa e la Scuola rappresenta la cartina tornasole di una condizione che permane ormai da anni. Emblematico l'intervento imbarazzante dell'onorevole La russa durante la stessa trasmissione, in risposta alle ragioni dello studente.
Il governo ha avuto il tempo per dare voce alla scuola fino a pochi giorni fa.
Il governo poteva evitare il dramma della rivolta studentesca semplicemente ascoltando. Tuttavia l'ascolto sembra essere qualcosa di troppo democratico per questo paese e si preferisce nascondere i problemi dietro l'ombra del banale a cui i media ci hanno assuefatto.
Ci si ritrova, adesso, in una situazione in cui le vittime sono TUTTI coloro che sono costretti a scendere in piazza, comprese sia le forze dell'ordine che i manifestanti, mentre i colpevoli scaldano comodamente la rispettiva poltrona, possibilmente scherzando e mettendosi in ridicolo.

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